I tatuaggi sono ormai da anni un vero e proprio fenomeno di costume: se fino ad almeno una generazione fa erano un qualcosa di raro, appannaggio di pochi, spesso legati a reali significati ed esperienze di vita, oggi sono diventati una moda di massa dietro alla quale, spesso e volentieri, vi sono solo motivazioni di natura estetica.
La crescita dei tatuaggi anche in Italia è certificata dalle statistiche, secondo le quali circa il 13% della popolazione ne possiede almeno uno sulla propria pelle. Un qualcosa di ormai diffuso ma che nasconde pur sempre qualche rischio: i tatuaggi possono essere pericolosi qualora non adottino comportamenti improntati al buon senso da parte del tatuatore, seguendo un iter preciso.
Vediamo nel dettaglio come si dovrebbe procedere per evitare qualsiasi pericolo legato ai tatuaggi, partendo dal presupposto che si tratta di un qualcosa di irreversibile fermo restando gli interventi per rimuovere un tatuaggio che, seppur complessi e con alcuni evidenti difetti, oggi esistono.
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Tatuaggi e rischio degli inchiostri
Il primo pericolo da evitare con riferimento ai tatuaggi è quello rappresentato dagli inchiostri, oggetto del resto di una lunga serie di studi scientifici tesi a capirne i possibili effetti derivanti in particolare dalla loro composizione chimica.
A differenza dei pigmenti di colore che, ad esempio, sono utilizzati per la dermopigmentazione, nel caso del tatuaggio classico si tratta di prodotti contenenti cromo, cobalto, nichel, manganese e biossido di titano, lo stesso usato per le vernici.
Si sta quindi parlando di additivi e metalli pesanti, i quali oltrepassano i limiti di sicurezza. Con il tempo l’inchiostro del disegno si scinde in nano-particelle, che nel loro cammino arrivano fino ai linfonodi, ove possono fare danni rilevanti.
Cosa c’è dentro gli inchiostri dei tatuaggi
Va poi sottolineato come gli inchiostri azoici siano in grado di rilasciare ammine aromatiche cancerogene e idrocarburi aromatici policiclici. I colori maggiormente rischiosi sono il rosso e il giallo, oltre al nero, il quale contiene composti come gli idrocarburi policiclici aromatici, comprendenti anche sostanze cancerogene.
Proprio per evitare i rischi che possono conseguirne, i dermatologi europei hanno non solo lanciato l’allarme, ma anche elaborato una proposta che potrebbe ridurre in maniera esponenziale i rischi in questione, ovvero estendere agli inchiostri utilizzati per i tatuaggi gli stessi standard di sicurezza cui devono uniformarsi i cosmetici.
Linee guida del Ministero della Sanità e le raccomandazioni dell’ISS
Quando si decide di farsi un tatuaggio, la prima cosa da tenere presente è la necessità di affidarsi ad un professionista qualificato, ovvero in possesso dell’attestato di frequenza conseguito per aver seguito uno specifico corso. Proprio questo attestato testimonia che l’operatore terrà conto nella pratica delle linee guida elaborate dal Ministero della Sanità.
Oltre ad esse, prima di sottoporsi ad un tatuaggio, sarebbe il caso di dare uno sguardo anche alle raccomandazioni dell’Istituto Superiore di Sanità relative alla fase precedente al disegno sulla pelle con relative controindicazioni.
Standard di igiene per eseguire un tatuaggio
Per quanto riguarda le prime va ricordato innanzitutto come occorra assicurarsi che la zona della pelle destinata al tatuaggio sia sana, rivolgendosi magari al proprio medico. È poi importante assicurarsi sul livello di igiene del personale e dell’ambiente di lavoro e sull’utilizzo di guanti, maschera e camice monouso, che il tatuatore pulisca accuratamente le mani prima e dopo l’esecuzione del lavoro, che gli aghi siano nuovi, sterili e monouso e che la macchinetta utilizzata nel procedimento sia ricoperta dall’apposita guaina di protezione.
Una volta che il tatuaggio sia stato eseguito è invece necessario seguire il processo di guarigione e di cicatrizzazione mettendo in atto le indicazioni previste per il periodo successivo alla sua applicazione. Infine occorre ricordare come la pratica sia da evitare per una serie di soggetti come le donne in stato di gravidanza, chi soffra di allergie, fotosensibilità o malattie della pelle, chi assuma farmaci chemioterapici, oltre che in aree sottoposte di recente ad interventi di chirurgia plastica o radioterapia.